Public Story
La zona "fucsia" di Milano
“Gli dissi che ero libera di vedere chi volevo, mi rispose che anche lui era libero di insultarmi”. “Credendo dormissi, si infilò nel mio sacco a pelo, mi paralizzai. Minacciò il mio migliore amico”. “La signora mi disse di non tornare più a casa, non potevo più lavorare lì. Con il primo lockdown, persi casa e la lavoro, senza diritto a nessun aiuto statale”. “Papà se vuoi bene alla mamma, lasciala stare, vattene!” Le testimonianze rompono il silenzio dei presenti, a volte le voci strozzate impediscono di proseguire, e allora applausi e tamburi si innalzano in abbracci virtuali, ricordando ad ognuna che non è sola.
Non Una Di Meno torna in strada anche a Milano per la giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere. Una marea fucsia di fumogeni riempie Piazza Città Lombardia. Una performance di tamburi intervalla le parole e voci che rivendicano la piena garanzia del diritto alla salute, un reddito di autodeterminazione e di emergenza. La costruzione di una zona, dove vengano finanziati e sostenuti i centri antiviolenza femministi e transfemministi. Dove percorsi di fuoriuscita dalla violenza si basano sulla piena volontà delle donne e non seguono protocolli di medicalizzazione e vittimizzazione. Una zona, un colore.
“La zona fucsia non è una città nè una regione: è uno spazio di possibilità da costruire assieme. Non è uno spazio di restrizione, ma di liberazione. Uno spazio di cura comunitaria. L’invito ad attivarsi per mettere in comune bisogni e desideri, per dare vita giorno dopo giorno a territori transfemministi, ad incarnare il Piano contro la violenza maschile sulle donne e di genere ospedale per ospedale, casa per casa, strada per strada” dicono le protagoniste di Non una di Meno Milano.