“Una sola cosa allora volevo: tornare in Africa. Non l’avevo ancora lasciata, ma ogni volta che mi svegliavo, di notte, tendevo l’orecchio, pervaso di nostalgia”. (Ernest Hemingway)
Un sentimento che rimane nel tempo, come terra rossa sui sandali. Puoi lavarli, riporli e reindossarli ancora, ma quel colore è parte ormai del tessuto. Nostalgia, un tatuaggio sotto pelle.
La prima volta fu il Burundi, quattro mesi dopo il Camerun. Bankondji, un piccolo villaggio nella foresta, vicino alla più frequentata Bafang, cittadina ad ovest del Camerun. Dieci giorni immersi nella vita quotidiana del paese, fra la gente, con la gente. Un progetto nato dal workshop di Giulio di Meo in collaborazione con ARCS, Ong di Arci che nel villaggio sta lavorando alla realizzazione di un impianto idrico che aiuti l'approvigionamento dell'acqua da parte degli abitanti, rimuovendo le difficoltà, incentivandone l'emancipazione. Il mezzo fotografico per documentare la vita del villaggio e del mondo attorno ad esso. Un ponte per incontrarsi, per conoscersi, riscoprendosi uguali nelle particolarità, nelle differenze. A cavallo di Capodanno, fra il vecchio e il nuovo, una fine che è anche un nuovo inizio, ciclicanente, senza tempo.