La Cooperativa Lavoro e Non solo, nata da un progetto di Arci Sicilia e partner di Libera, gestisce dal 2000 un’azienda agricola che coltiva terreni confiscati a Cosa Nostra tra Corleone, Morreale e Canicattì. L’attività agricola, condotta interamente secondo i principi e i metodi della coltivazione biologica, va di pari passo con l’impegno della Cooperativa in fatto di inserimenti lavorativi di persone con problemi di salute mentale. Accolti all’interno del bene confiscato Casa Caponnetto, ogni estate dal 2008, vi alloggiano centinaia di giovani volontari che scelgono di affiancare i soci della Cooperativa nell’attività agricola e di prendere posizione contro la mafia. Insieme ai giovani, nei campi partecipa anche un gruppo di rifugiati tramite il progetto Drago, che ha l’obiettivo di rilanciare l’agricoltura sostenibile favorendo l’inclusione sociale di soggetti in condizione di disagio e di marginalità.
Un ritorno alla terra. Sotto il sole della Sicilia, la musica che arriva dai cellulari, scandisce il ritmo del lavoro. Chi davanti all’obiettivo si mette in posa, chi al contrario per l’imbarazzo vorrebbe nascondersi tra le foglie. Divisi per gruppi ci si stende lungo i filari raccogliendo grappoli d’uva, tra le coltivazioni di pomodori o a raccogliere sassi in terreni da spietrare. Si chiacchiera, si scherza ma non ci si risparmia, al punto che nelle pause la bottiglia d’acqua fresca diventa la migliore compagna di sempre. Qualcuno a turno, tra i volontari, rimane a Casa Caponnetto per le pulizie dei luoghi condivisi, le stanze, i bagni, mentre in cucina si cimentano i cuochi di Liberarci dalle Spine. Si vive in sinergia ogni momento, in un clima inclusivo, di partecipazione.
Un continuo nella memoria. In cerchio immersi nella silenziosa cornice di Portella della Ginestra, ascoltando le parole di Serafino, l’ultimo sopravvissuto a quel tragico 1°maggio del ‘47, l’emozione nel suo trovarsi lì, a ricordare. Accalcati nell’atrio di Casa Memoria di Peppino e Felicia Impastato a Cinisi, mentre la testimonianza di Giovanni Impastato riempie gli occhi dei presenti. A Palermo, tra il mercato di Ballarò e la Kalsa, ci si ferma davanti al Bar Lux, in via D’Amelio, in via Notarbartolo. Dalla bottega della legalità nel centro di Corleone, bene confiscato alla famiglia Provenzano, all’interno del cimitero comunale, davanti a Placido Rizzotto e Bernardino Verre. Una storia fatta di persone, idee, avvenimenti, consegnata alle nuove generazioni. La nostra storia tramandata nel tempo, perché come nelle parole di Serafino, “Se smettiamo di parlarne, dimentichiamo. Se dimentichiamo è come se quel fatto non fosse mai accaduto”.